Non c’è vergogna
Daniel Petru Ursu e Ionel Cirpacisul ci raccontano la loro esperienza nella rubrica "auf der Straße"
Testo: Daniel Petru Ursu e Ionel Cirpaci
Foto: Alessio Giordano
Un articolo del giornale di strada zebra. del maggio 2017.
Daniel Petru Ursu: Sono venuto in Italia per la prima volta nel 2001 e ho lavorato a Milano per qualche anno, ma dopo un po’ non c’era più lavoro per me e mi sono dovuto spostare. Molti amici vivevano da tempo in Alto Adige e me ne avevano sempre parlato bene, così ho deciso di venire qui sperando di trovare un’occupazione migliore.
Ionel Cirpaci: Io invece mi sono trasferito in Spagna, a Madrid, dove ho vissuto fino al 2010. Per un po’ ho fatto il muratore, poi la crisi in Spagna si è fatta sentire e sono venuto a Bolzano perché sapevo che le cose andavano abbastanza bene. In verità però il lavoro è difficile da trovare anche qui. Ci sono piccoli lavoretti, spesso in nero, ma non sono sicuri e non permettono una vita dignitosa. Poi, visto che non siamo italiani, ci pagano anche meno.
D: Veniamo entrambi da Reșița, in Romania. Ionel è cugino di mia moglie, siamo stati amici fin da piccoli e alla fine ci siamo trovati qui, a condividere la stessa vita. La nostra città era famosissima per la produzione di motori navali e anche per il ferro, ora però è difficile trovare un lavoro, la situazione è davvero complicata.
I: La mia famiglia vive ancora in Romania e quel poco che guadagno lo mando a loro, ma se trovassi un buon lavoro in Alto Adige li farei trasferire tutti qui.
D: Anche la mia famiglia è ancora in Romania, ma per ora è meglio che restino lì. I miei figli devono andare a scuola e avere le possibilità che io non ho avuto. C’è molta discriminazione per via del titolo scolastico, io non ho avuto la fortuna di andare a scuola e ora sono qui su una strada. Non voglio che questo accada a loro. Da sei anni dormiamo sotto un ponte, dove abbiamo tende e materassi. Una volta, dormendo in macchina d’inverno, mi sono anche preso la polmonite. Per fortuna molte associazioni ci aiutano, dandoci da mangiare e permettendoci di fare la doccia. Ora vendiamo entrambi il giornale zebra. e abbiamo la possibilità di guadagnare qualcosa, la gente ormai ci conosce e ci rispetta. In passato però abbiamo dovuto chiedere l’elemosina e non c’è vergogna. Non avevamo un lavoro, non avevamo niente e piuttosto che rubare, meglio chiedere soldi per strada.
I: Quando chiedevamo l’elemosina era perché ne avevamo veramente bisogno, non perché qualcuno ce lo aveva ordinato. Non abbiamo mai consegnato i soldi raccolti a qualcun altro. Questo problema però esiste, c’è molta gente che si approfitta della debolezza delle persone e le costringe a chiedere soldi per strada, anche qui in Alto Adige.
D: Noi siamo rom e qui abbiamo scoperto che ci chiamano “zingari”. Io prima non avevo mai sentito questa parola e non mi offendo se qualcuno mi chiama così. Mi fa male però quando qualcuno dà per scontato che siccome sono zingaro rubo, perché non è vero.
I: Non abbiamo case di lusso e non veniamo qui per fare i criminali. Il problema è che si generalizza sempre, come se tutti i Rom fossero ladri e tutti quelli che chiedono l’elemosina fossero delinquenti. Se un rom fa qualcosa di sbagliato, siamo sempre tutti colpevoli. Io però in Alto Adige mi trovo bene e non voglio tornare in Romania, vorrei portare qui la mia famiglia.
D: La Romania è bellissima e mi piacerebbe tornarci, senza soldi però è difficile. Io spero che i miei figli possano studiare e avere un futuro migliore, perché se io fossi stato bene nel mio Paese ci sarei restato. Per fortuna qui però ci sono tante persone gentili, come il direttore dell’ospedale di Bressanone che mi lascia sempre vendere i giornali lì davanti.
Generalizzare non serve a niente, le persone bisogna conoscerle. DANIEL PETRU URSU & IONEL CIRPACI