Dalla parte dei diritti Un articolo del giornale di strada zebra.
Andreas Unterkircher è il presidente dell' Associazione Centaurus Arcigay, che è impegnata a tutelare e garantire i diritti delle persone LGBTQIA+. Nell' intervista descrive le attività di Centauraus e racconta delle battaglie portate avanti nel corso degli ultimi trent'anni.
Testo: Alessio Giordano
Un articolo del giornale di strada zebra. del febbraio 2021.
Da quasi trent’anni l’Associazione Centaurus Arcigay è impegnata a tutelare e garantire i diritti delle persone LGBTQIA+. Andreas Unterkircher, presidente di Centaurus, ripercorre le attività dell’associazione e le battaglie portate avanti con tenacia nel corso degli ultimi tre decenni.
Quando nasce Centaurus e su quanti collaboratori può contare?
Centaurus nasce nel 1993 come associazione indipendente, per poi aderire ad Arcigay nel 1999. È l’unica associazione di rappresentanza delle persone LGBTQIA+ nella provincia di Bolzano.
Attualmente Centaurus può contare su diversi collaboratori e collaboratrici, tra cui una counsellor che gestisce lo sportello di ascolto SpIQ, un volontario sociale che tiene i colloqui con gli utenti, una professionista che redige dei progetti e una tirocinante, oltre che una decina circa di volontari.
Quali sono le attività in cui siete impegnati*e?
La nostra attività si declina su diversi fronti. Siamo impegnati nell’informazione e nella sensibilizzazione rispetto alle tematiche LGBTQIA+, attraverso lo sportello di counselling SpIQ forniamo ascolto e consulenza a persone che si trovano in situazioni di difficoltà, organizziamo momenti di incontro e di festa collaborando con altre associazioni del territorio come l’Arci e intratteniamo rapporti istituzionali con la Provincia e quattro comuni del territorio (Bolzano, Merano, Bressanone e Appiano) all’interno di RE.A.DY, la rete italiana delle Regioni, Province Autonome e Comuni impegnati per prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Quanto ha pesato la pandemia sul vostro lavoro?
A causa del Covid non è stato possibile organizzare tutti gli incontri e le feste in programma e lo sportello ha operato solo online o telefonicamente. Abbiamo riscontrato un notevole aumento delle richieste di aiuto. A causa dell’isolamento sociale la situazione è peggiorata, soprattutto per chi non è accettato dalla propria famiglia per via del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere.
Cosa ricorda con piacere del 2020?
Un momento importante è stato il giorno in cui abbiamo dipinto l’anfiteatro sopra il centro giovanile ”Pippo“ a Bolzano con i colori dell’arcobaleno. Abbiamo creato un simbolo che sta a mostrare l‘impegno della città di Bolzano contro i pregiudizi e le discriminazioni. La piazzetta l’abbiamo rinominata piazza Stonewall, in onore del locale di New York, teatro della famosa rivolta del 28 giugno 1969, da cui hanno origine tutti i Pride. Altrettanto importante è stato l’avvio del progetto Casa Rainbow Haus.
Di cosa si tratta?
Casa Rainbow Haus è un alloggio protetto per persone LGBTQIA+ in situazione di vulnerabilità sociale. Si tratta di persone che magari sono state buttate fuori di casa dalle proprie famiglie o che si trovano in situazioni economiche precarie tali da non potersi permettere un affitto. È una delle prime strutture di questo tipo in Italia. È già avviata e per il 2021 abbiamo richiesto e ottenuto dei contributi e stiamo portando avanti una raccolta fondi. L’appartamento è situato in un luogo segreto e conta di tre stanze: una per le urgenze, altre due per progettualità a medio periodo, con le quali un’equipe di esperti*e aiuta le persone ospitate a costruire un progetto di vita.
Come definisce l’orientamento sessuale e l’identità di genere?
L’orientamento sessuale indica l’attrazione emozionale, romantica o sessuale verso persone dell’altro sesso (eterosessualità), verso persone del proprio sesso (omosessualità) o verso entrambi (bisessualità). L’identità di genere, invece, è il senso di appartenenza che una persona ha ad un genere nel quale si identifica. Se mi riconosco nel genere assegnatomi alla nascita sono cisgender, se non mi ci riconosco sono transgender.
Il tema dell’identità di genere è uno degli argomenti al centro del dibattito attuale.
È la questione più osteggiata tra tutte, sia a livello nazionale che a quello provin- ciale. Il motivo non è solo la transfobia, che da sempre è insita nella nostra società e tende a patologizzare le persone transgender, ma anche una corrente di femminismo radicale sviluppatasi negli ultimi anni, che pretende di riconoscere come donne solo le persone nate col sesso biologico femminile, discriminando le donne transgender.
"In Italia le ”famiglie arcobaleno“ devono intraprendere lunghe e costose vie legali per vedersi riconosciuti i figli del proprio partner."
A che punto siamo oggi, secondo Lei, rispetto al riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQIA+?
A livello mondiale il quadro è molto eterogeneo. In tanti Paesi occidentali, penso a Germania o Spagna, abbiamo - almeno sulla carta – raggiunto la parità di diritti: c’è il matrimonio equiparato a quello tra uomo e donna e leggi contro i reati d’odio omobitransfobico. In altri Paesi ci sono leggi che regolano le unioni tra persone dello stesso sesso, ma non sono parificate al matrimonio e/o non esiste una legge contro l’omobitransfobia. In sette Paesi, nel 2021, è prevista addirittura la pena di morte per l’omosessualità.
In questo panorama dove si situa l’Italia?
L’Italia non ha il matrimonio egualitario, ma una legge che regola le Unioni civili tra persone dello stesso sesso - la cosiddetta ”legge Cirinnà“ - che esclude una dimensione fondamentale della vita di qualunque persona: la genitorialità. Le ”famiglie arcobaleno“ devono intraprendere lunghe e costose vie legali per vedersi riconosciuti i figli del proprio partner. Bisognerebbe, inoltre, cambiare la legge 164 del 1982, che regola il cambio di genere: una legge obsoleta che obbligava a interventi sterilizzanti chi voleva intraprendere un percorso transizione di genere.
La Camera ha approvato di recente il „Ddl Zan“ contro l’omobitransfobia. Come valuta questa legge?
È una legge necessaria per salvaguardare la dignità e la sicurezza delle persone LGBTQIA+. Le aggressioni omofobe e transfobiche in Italia dimostrano chiaramente quanto il problema sia diffuso e drammatico. Il nostro è uno dei pochissimi Paesi in Europa a non avere ancora una legge che punisca esplicitamente i reati d’odio contro persone LGBTQIA+. La proposta di legge Zan, però, non è perfetta: contiene il cosiddetto articolo ”salva-idee“, che permetterà ancora a chiunque di dire che l’omosessualità sia una malattia. Nelle prossime settimane il Ddl Zan dovrebbe approdare in Senato e vista la situazione politica attuale non è certo che abbia ancora i numeri per passare.
"Il nostro è uno dei pochissimi Paesi in Europa a non avere ancora una legge che punisca esplicitamente i reati d’odio contro persone LGBTQIA+."
Centaurus si è impegnata, insieme a una rete di associazioni e organizzazioni, a realizzare il Centro Antidiscriminazioni in provincia di Bolzano.
Sulla carta il Centro esisteva già da nove anni, ma non era mai stato attivato. Centaurus Arcigay, insieme ad altre associazioni, ha rivisto il testo di legge e ha fornito un’importante consulenza al Consiglio Provinciale. Abbiamo fatto aggiungere alcuni termini fondamentali come ”abilismo“ e ”ageismo“ e siamo riusciti a far includere il termine ”omobitransfobia“, che è stato frutto di un compromesso, dato che il termine ”identità di genere“ aveva provocato reazioni avverse.
Quale sarà ora il vostro ruolo all’interno del centro Antidiscriminazioni?
Centaurus farà parte della Consulta del Centro Antidiscriminazioni insieme ai rappresentanti di altre cinque associazioni. Avremo un membro effettivo e
un membro supplente nella Consulta. È un onore per Centaurus fare parte della Consulta, ma anche un’importante responsabilità quella di vigilare sulla lotta alle discriminazioni.
Nel corso degli anni l‘approccio alla tematica LGBTQIA+ da parte delle giovani generazioni ha vissuto un‘evoluzione?
Assolutamente sì. Adesso ci sono giovani dichiarati a 15 o 16 anni. Negli anni ’90 sarebbe stato impensabile. Ovviamente c’è caso e caso e ci sono purtroppo ancora ragazzi e ragazze che vengono buttati fuori di casa. In Alto Adige c’è ancora tanto da fare: ci sono differenze tra chi cresce in città e chi vive nei paesi o nelle valli. Questo riscontro lo abbiamo anche dal servizio di consulenza telefonica. Fare informazione a scuola sarebbe molto importante e per questo stiamo elaborando alcuni progetti.
Quali sono i vostri obiettivi per il 2021?
Sicuramente proseguire il progetto Casa Rainbow Haus e riprendere una vita associativa e di incontro normale quando la situazione sanitaria lo consentirà. Vogliamo poi creare un nuovo logo per l’associazione e richiedere che venga intitolata una via di Bolzano a Mariasilvia Spolato. Ci piacerebbe, inoltre, dipingere una panchina della città con i colori dell’arcobaleno. Quest’anno, infine, verrà rinnovato il direttivo e lascerò la carica di presidente. Dopo 12 anni quest’esperienza per me volge al termine, ma non finisce certo il mio impegno all’interno di Centaurus e per la comunità LGBTQIA+ nella provincia di Bolzano.